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Archive for the ‘Tradurre poesia’ Category

Rainer Maria Rilke, Sospetto di Giuseppe (da “Das Marienleben”)

Posted by Anna Maria Curci su Maggio 1, 2024

Daniele Crespi, Il sogno di San Giuseppe, Vienna, Kunsthistorisches Museum

Sospetto di Giuseppe

E l’angelo parlò e si adoperò
con quell’uomo che serrava i pugni:
Ma non vedi in ogni piega
che ella è fresca come l’alba divina.
Eppure l’altro lo guardava fosco,
mormorando soltanto: Che cosa l’ha trasformata così?
Ma ecco che l’angelo gridò: Carpentiere,
non ti accorgi che è il Signore Dio che agisce?
Siccome fabbrichi assi, nel tuo orgoglio,
vuoi davvero chiedere conto a colui
che sobriamente dallo stesso legno
fa spuntare foglie e gonfiare germogli?
Egli capì. E come gli sguardi sollevò,
ben spaventati, verso l’angelo,
quello non c’era più. Allora lentamente si sfilò
il grosso berretto. Poi cantò lode.

Rainer Maria Rilke, da: Vita di Maria
(traduzione di Anna Maria Curci)

 

Argwohn Josephs

Und der Engel sprach und gab sich Müh
an dem Mann, der seine Fäuste ballte:
Aber siehst du nicht an jeder Falte,
daß sie kühl ist wie die Gottesfrüh.
Doch der andre sah ihn finster an,
murmelnd nur: Was hat sie so verwandelt?
Doch da schrie der Engel: Zimmermann,
merkst du’s noch nicht, daß der Herrgott handelt?
Weil du Bretter machst, in deinem Stolze,
willst du wirklich den zu Rede stelln,
der bescheiden aus dem gleichen Holze
Blätter treiben macht und Knospen schwelln?
Er begriff. Und wie er jetzt die Blicke,
recht erschrocken, zu dem Engel hob,
war der fort. Da schob er seine dicke
Mütze langsam ab. Dann sang er Lob.

Rainer Maria Rilke
(aus: Das Marienleben)

 

 

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Rainer Maria Rilke, da “Gedichte an die Nacht”

Posted by Anna Maria Curci su dicembre 29, 2023


Vedi. Angeli sentono attraverso lo spazio
i loro incessanti sentimenti.
Il nostro calor bianco sarebbe il loro freddo.
Vedi, angeli ardono attraverso lo spazio.

Mentre a noi, che non ne abbiamo altrimenti nozione,
una cosa si oppone e una accade invano,
loro avanzano, estasiati da mete,
per il loro territorio compiuto.

 

Rainer Maria Rilke, da Gedichte an die Nacht
Traduzione di Anna Maria Curci
Per ricordare Rilke oggi, 29 dicembre 2023, a 97 anni dalla morte.

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Philippe Jaccottet, da “À la lumière d’hiver”

Posted by Anna Maria Curci su dicembre 23, 2023

L’inverno, la sera:
 ———————allora, talvolta, lo spazio
assomiglia a una stanza boscosa
con tende azzurre sempre più scure
dove si consumano gli ultimi riflessi del fuoco,
poi la neve si accende contro il muro
come una lampada fredda.

Dove sarebbe già la luna che, alzandosi,
si lava via ogni polvere
e il vapore delle nostre bocche?

Philippe Jaccottet
(traduzione di Anna Maria Curci)

 

 

 

L’hiver, le soir :
——————-alors, parfois, l’espace
ressemble à une chambre boisée
avec des rideaux bleus de plus en plus sombres
où s’usent les derniers reflets du feu,
puis la neige s’allume contre le mur
telle une lampe froide.

Où serait-ce déjà la lune qui, en s’elevant,
se lave de toute poussière
et de la buée de nos bouches?

Philippe Jaccottet, 1925 Moudon, in Svizzera – 2021, Grignan, in Francia
(À la lumière d’hiver, Gallimard 1994, p. 94)

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Ingeborg Bachmann, [A sera chiedo a mia madre]

Posted by Anna Maria Curci su giugno 25, 2023

[A sera chiedo a mia madre]

A sera chiedo a mia madre,
in segreto, dello scampanio,
com’io debba interpretare il giorno
e preparare la notte.

Nel profondo esigo sempre
di narrare proprio tutto,
di assortire in accordi
ciò che in suoni mi lambisce.

In silenzio, insieme, tendiamo l’orecchio:
mia madre torna a sognarmi
e coglie, come antichi canti,
il modo maggiore e minore della mia natura.

 

Ingeborg Bachmann
(Traduzione di Anna Maria Curci)

 

 [Abends frag ich meine Mutter]

Abends frag ich meine Mutter
heimlich nach dem Glockenläuten,
wie ich mir die Tage deuten
und die Nacht bereiten soll.

Tief im Grund verlang ich immer
alles restlos zu erzählen,
in Akkorden auszuwählen,
was an Klängen mich umspielt.

Leise lauschen wir zusammen:
meine Mutter träumt mich wieder,
und sie trifft, wie alte Lieder,
meines Wesens Dur und Moll.

 

Ingeborg Bachmann
(edizione di riferimento: I.B., Sämtliche Gedichte, Piper Verlag, p. 20)

 

Pubblicata per la prima volta senza titolo nel 1948 sulla rivista “Lynkeus”, appare tra le poesie giovanili (Jugendgedichte) del lascito nel volume I dell’opera completa, apparso postumo nel 1978). Questa mia traduzione inedita appare oggi, 25 giugno 2023, a 97 anni dalla nascita di Ingeborg Bachmann, nata a Klagenfurt il 25 giugno 1926. (Anna Maria Curci)

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Eduard Mörike, È lei

Posted by Anna Maria Curci su aprile 4, 2023

Luigi Simonetta, Primavera, tecnica mista

È lei

Primavera il nastro azzurro
Torna all’aria a sventolare;
Dolci e note le fragranze
La terra sfiorano presaghe.
Già sognanti le violette
Presto vogliono arrivare. –
Tendi l’orecchio! Lieve da lungi un suono d’arpa!
Primavera, sì, sei tu!
Te io ho riconosciuta!

Eduard Mörike
(traduzione di Anna Maria Curci)

 

Er ist’s

Frühling läßt sein blaues Band
Wieder flattern durch die Lüfte;
Süße, wohlbekannte Düfte
Streifen ahnungsvoll das Land.
Veilchen träumen schon,
Wollen balde kommen. –
Horch, von fern ein leiser Harfenton!
Frühling, ja du bist’s!
Dich hab’ ich vernommen!

 

Composta intorno al 1829 e pubblicata da Mörike, uno dei più significativi autori del Biedermeier, nel 1832, appare a pagina 33 dell’antologia: Eduard Mörike, Die schönsten Gedichte. Ausgewählt von Hermann Hesse. Mit Zeichnungen des Autors (Eduard Mörike, “Le poesie più belle, scelte da Hermann Hesse, con disegni dell’autore”). L’edizione di riferimento è quella della casa editrice Insel del 1999.

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Philippe Jaccottet, da “Leçons”

Posted by Anna Maria Curci su luglio 11, 2022

Un tempo
io, l’impaurito, l’ignorante, vivente appena,
coprendomi gli occhi di immagini,
ho preteso di guidare morenti e morti.

Io, poeta messo al riparo,
risparmiato, sofferente appena,
andare a disegnare rotte fin lì!

Ora, spento in un soffio il lume,
con la mano più randagia, che trema,
ricomincio adagio nell’aria.

 

 

Philippe Jaccottet
(traduzione di Anna Maria Curci)

 

 

Autrefois,
moi l’effrayé, l’ignorant, vivant à peine,
me couvrant d’images les yeux,
j’ai prétendu guider mourants et morts.

Moi, poète abrité,
épargné, souffrant à peine,
aller tracer des routes jusque-là !

À présent, lampe soufflée,
main plus errante, qui tremble,
je recommence lentement dans l’air.

 

Philippe Jaccottet, 1925 Moudon, in Svizzera – 2021, Grignan, in Francia
(Leçons, in: P.J.,  À la lumière d’hiver, Gallimard 1994, p. 11)

 

Sono questi i primi versi contenuti in un volume – À la lumière d’hiver précéde de Leçons e de Chants d’en bas et suivi de Pensées sous le nuages – che ho ricevuto in dono qualche tempo fa da Patrizia Sardisco (alla quale va la mia profonda riconoscenza) e che non smette di sprigionare altri doni di poesia. Stamattina, all’acuirsi quotidiano di quella «intima distanza», «amor de lohn» che da Jaufré Rudel punge e rischiara tanto la pratica devozionale della traduzione quanto l’intera esistenza, proprio questi versi mi sono venuti a parlare, a interrogare, a spronare, a sollecitare, con quieta fermezza, un cambio di sguardo, un cambio di passo. (Anna Maria Curci, 11 luglio 2022)

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Marie Luise Kaschnitz, Una poesia

Posted by Anna Maria Curci su agosto 3, 2021

Una poesia

Una poesia, fatta di parole.
Da dove arrivano le parole?
Dagli interstizi come onischi,
Dalla deutzia come fiori,
Dal fuoco come fischi,
Ciò che mi tocca in sorte, lo prendo,

Pettinarla contropelo,
Accoppiarla contro natura,
Rasarla a zero,
Lavare in bagno di liscivia
La mia parola

La mia colomba, la mia straniera,
Strappata dalle labbra,
Scagliata via dal fiato,
Scritta nelle sabbie mobili

Con sue simili
Con sue dissimili

Riga dopo riga,
Il mio personale deserto
Riga dopo riga
Il mio paradiso

 

Marie Luise Kaschnitz

(traduzione di Anna Maria Curci)

 

Ein Gedicht

Ein Gedicht, aus Worten gemacht.
Wo kommen die Worte her?
Aus den Fugen wie Asseln,
Aus dem Maistrauch wie Blüten,
Aus dem Feuer wie Pfiffe,
Was mir zufällt, nehm ich,

Es zu kämmen gegen den Strich,
Es zu paaren widernatürlich,
Es nackt zu scheren,
In Lauge zu waschen
Mein Wort

Meine Taube, mein Fremdling,
Von den Lippen zerrissen,
Vom Atem gestoßen,
In den Flugsand geschrieben

Mit seinesgleichen
Mit seinesungleichen

Zeile für Zeile,
Meine eigene Wüste
Zeile für Zeile
Mein Paradies.

 

Marie Luise Kaschnitz

(in: Marie Luise Kaschnitz, Dein Schweigen, meine Stimme : Gedichte 1958 – 1961, Hamburg 1962, p. 78)

 

 

 

 

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Wallace Stevens, Un piatto di pesche in Russia

Posted by Anna Maria Curci su agosto 2, 2021

Un piatto di pesche in Russia

 

 

Con il mio corpo intero assaporo queste pesche,
Le tocco e le annuso. Chi parla?

Le assorbo come l‘Angioino
Assorbe l’Angiò. Le vedo come vede un amante,

Come un giovane amante vede i primi boccioli di primavera
E come lo spagnolo nero suona la sua chitarra.

Chi parla? Ma dev’essere quell’io,
Quell’animale, quel russo, quell’esiliato, per il quale

Le campane della chiesetta germinano suoni in
Fondo. Le pesche sono grandi e rotonde,

Oh! e rosse; e hanno la peluria della pesca, oh!
Sono colme di succo e la pelle è morbida.

Sono colme dei colori del mio paese
E del bel tempo, dell’estate, di rugiada, di pace.

È placida la stanza là dove esse sono.
Le finestre sono aperte. La luce del sole colma

Le tende. Perfino lo scostarsi delle tende,
Per quanto sia lieve, mi turba. Non sapevo

Che tali atrocità potessero strappare
Un sé da un altro, come fanno queste pesche.

 

Wallace Stevens

(Traduzione di Anna Maria Curci)

 

 

A Dish of Peaches in Russia

 

With my whole body I taste these peaches,
I touch them and smell them. Who speaks?

I absorb them as the Angevine
Absorbs Anjou. I see them as a lover sees,

As a young lover sees the first buds of spring
And as the black Spaniard plays his guitar.

Who speaks? But it must be that I,
That animal, that Russian, that exile, for whom

The bells of the chapel pullulate sounds at
Heart. The peaches are large and round,

Ah! and red; and they have peach fuzz, ah!
They are full of juice and the skin is soft.

They are full of the colors of my village
And of fair weather, summer, dew, peace.

The room is quiet where they are.
The windows are open. The sunlight fills

The curtains. Even the drifting of the curtains,
Slight as it is, disturbs me. I did not know

That such ferocities could tear
One self from another, as these peaches do.

 

(in: “Poetry. A Magazine of  Verse”, Vol. IV, n. 4, July 1939, pp. 180-181: poi in The Collected Poems of Wallace Stevens, 1954, p. 224)

Ricorrono oggi, 2 agosto 2021. sessantasei anni dalla morte di Wallace Stevens.

 

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Della revisione

Posted by Anna Maria Curci su agosto 16, 2020

Della revisione
(diario di bordo di fatica e scanto)

 

I

Diceva il mago:
pre-sti-di-gi-ta-zio-ne.
Per me non vale.

 

II

Se scartabelli,
ti immergi e poi riemergi.
Talvolta è gioia.

 

III

Misure provi
tra vicino e distante.
Dov’è il bersaglio?

 

Anna Maria Curci
16 agosto 2013

(Sette anni fa, dopo aver tradotto Johanna di Felicitas Hoppe; a queste righe torno oggi, mentre rivedo la traduzione di un romanzo e di un saggio, sempre di Felicitas Hoppe)

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Theodor Storm, Spiaggia marina / Meeresstrand

Posted by Anna Maria Curci su aprile 16, 2020

Gustave Courbet, Spiaggia marina

In questi giorni così difficili capita che, mentre sfogli il manuale di letteratura di lingua tedesca, durante una videoconferenza con la classe quinta, si apra la pagina sulla quale avevi annotato a matita, in una delle albe di studio e di lavoro, l’abbozzo di traduzione di alcuni versi. Prosegui l’incontro, insieme alla classe, tutti uniti nella resistenza alle interruzioni di connessione e alle voci robotiche che la rete rimanda. La preoccupazione si mescola all’ammirazione per questa classe, che hai scoperto tenace e curiosa proprio nel tempo della prova, di una inattesa e ostile «prima volta di ogni cosa» (no, non pensavi a questo, quando alla loro età, ascoltavi La mela di Odessa degli Area). Poi, dopo la lezione, riprendi in mano quei versi e la traduzione è omaggio, dono, un dono che arriva, innanzitutto, a chi traduce, indipendentemente dagli esiti, più o meno felici, della sua impresa. Ecco dunque, nella mia traduzione, Spiaggia marina, Meeresstrand, di Theodor Storm, l’autore del realismo tedesco che ho imparato ad amare per la prosa di Der Schimmelreiter (Il cavaliere dal cavallo bianco). Con una dedica a tutte le classi che ho avuto e che ho, con un grazie a Fabio Michieli per i consigli preziosi. Con il cuore triste per tanta sofferenza e oggi, 16 aprile 2020, per la morte di Luis Sepúlveda. (Anna Maria Curci)

 

Spiaggia marina

Ora vola il gabbiano alla laguna
E scende l’imbrunire;
Sopra le sabbie umide
La sera va a brillare.

Grigi migranti aleggiano
Sull’acqua a scivolare;
Là, come sogni le isole
Nella nebbia sul mare

Del fango che fermenta
Odo il tono segreto,
Sol richiamo di uccello –
Così è sempre stato.

Ancora piano un fremito
E tace quindi il vento;
Si colgono le voci
Quelle sopra il profondo.

 

Theodor Storm

(Traduzione di Anna Maria Curci)

 

Meeresstrand

Ans Haff nun fliegt die Möwe,
Und Dämmerung bricht herein;
Über die feuchten Watten
Spiegelt der Abendschein.

Graues Geflügel huschet
Neben dem Wasser her;
Wie Träume liegen die Inseln
im Nebel auf dem Meer.

Ich höre des gärenden Schlammes
Geheimnisvollen Ton,
Einsames Vogelrufen –
So war es immer schon.

Noch einmal schauert leise
Und schweiget dann der Wind;
Vernehmlich werden die Stimmen,
Die über der Tiefe sind.

Theodor Storm

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