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Philippe Jaccottet, da “Leçons”

Posted by Anna Maria Curci su luglio 11, 2022

Un tempo
io, l’impaurito, l’ignorante, vivente appena,
coprendomi gli occhi di immagini,
ho preteso di guidare morenti e morti.

Io, poeta messo al riparo,
risparmiato, sofferente appena,
andare a disegnare rotte fin lì!

Ora, spento in un soffio il lume,
con la mano più randagia, che trema,
ricomincio adagio nell’aria.

 

 

Philippe Jaccottet
(traduzione di Anna Maria Curci)

 

 

Autrefois,
moi l’effrayé, l’ignorant, vivant à peine,
me couvrant d’images les yeux,
j’ai prétendu guider mourants et morts.

Moi, poète abrité,
épargné, souffrant à peine,
aller tracer des routes jusque-là !

À présent, lampe soufflée,
main plus errante, qui tremble,
je recommence lentement dans l’air.

 

Philippe Jaccottet, 1925 Moudon, in Svizzera – 2021, Grignan, in Francia
(Leçons, in: P.J.,  À la lumière d’hiver, Gallimard 1994, p. 11)

 

Sono questi i primi versi contenuti in un volume – À la lumière d’hiver précéde de Leçons e de Chants d’en bas et suivi de Pensées sous le nuages – che ho ricevuto in dono qualche tempo fa da Patrizia Sardisco (alla quale va la mia profonda riconoscenza) e che non smette di sprigionare altri doni di poesia. Stamattina, all’acuirsi quotidiano di quella «intima distanza», «amor de lohn» che da Jaufré Rudel punge e rischiara tanto la pratica devozionale della traduzione quanto l’intera esistenza, proprio questi versi mi sono venuti a parlare, a interrogare, a spronare, a sollecitare, con quieta fermezza, un cambio di sguardo, un cambio di passo. (Anna Maria Curci, 11 luglio 2022)

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