Del padre
Posted by Anna Maria Curci su aprile 1, 2019
Del padre
Mio padre coltivava le tagete
nell’orticello lungo il litorale.
Non la capivo, allora, devozione,
mutevole com’ero e come sono.
Da queste scaturigini negate
riparto, padre, da lotte e silenzi.
Lembo di lutto circonda le spalle.
Compianto, paradosso dello sprone.
Fu quando ritoccasti quella foto
che compresi lo strazio a noi occultato.
Gorgogliava lo squarcio senza fondo
la maculata trasfigurazione.
Sorride quella foto già placata
per il combattimento perso e vinto.
Partivi con la strazio nella carne
e un segreto di trionfo e abbandono.
Che ne sapevi tu, dei Procol Harum,
quando lasciavi andare “Senza luce”
sul piccolo vinile a squarciagola?
Canto da allora e forse tu mi senti.
Non solo i grandi divi, pure gli altri
tutti li conoscevi e disquisivi:
era meglio Glenn Ford o Joseph Cotten?
Li hai poi incontrati ai “cancelli del cielo”?
All’indomani della candelora
c’era la festa del tuo nome, padre.
Con la benedizione della gola
nutrivamo speranza e il suo conforto.
Anna Maria Curci
25 agosto 2015 – 3 febbraio 2019
Patrizia Sardisco said
Per questi versi limpidi, per questa devozione, per le “disquisizioni” così simili a quelle a cui anch’io assistevo (e che mitigavano per un poco le distanze), per i “cancelli del cielo”, ti ringrazio commossa, cara Anna Maria!
Anna Maria Curci said
Ricordi, devozione, ‘disquisizioni’ in comune: per questa vicinanza ti sono tanto riconoscente, cara Patrizia.
Paolo Ottaviani said
L’ha ribloggato su Paolo Ottaviani's Weblog.